giovedì 27 maggio 2010

Muschio

Ho sempre identificato il muschio del mio acquario come Taxiphyllum barbieri (Java Moss) in quanto come tale mi era stato venduto.

Osservando le foto di vari acquari ho però notato che la crescita del Taxiphyllum barbieri è più orizzontale rispetto a quella del mio muschio che, appena possibile, tende a crescere verso l'alto.
Consultando il sito Aquamoss che, a mio parere, è il più completo esistente sull'argomento, ho tentato l'identificazione analizzando in dettaglio il muschio a partire dalla sua struttura.

La scarsa ramificazione e la foglia relativamente piccola mi permettono di escludere l'appartenenza ai generi Vesicularia e Fissidens ma sembrerebbe confermare l'appartenenza al genere Taxiphyllum. Ho però notato la somiglianza con la crescita tipica del Leptodictyum riparium (Stringy Moss)... la foto seguente presa dal sito Aquamoss confronta, nell'ordine,
Vesicularia dubyana, Taxiphyllum barbieri e Leptodictyum riparium.

La foto non risolve completamente i dubbi in quanto, confrontando la sola struttura il muschio in mio possesso potrebbe essere sia Java che Stringy moss.
Ho quindi cercato di confrontare le "foglie" del muschio in mio possesso con quelle dei due muschi indicati (Java e Stringy).

Ingrandendo al massimo la foto del mio muschio si notano le "foglie " approssimativamente lanceolate (una successiva osservazione al microscopio conferma tale osservazione mostrando delle foglie molto allungate:


che assomigliano a quelle del Leptodictyum riparium:



e molto meno a quelle del Taxiphyllum barbieri che sonopiù corte e "arrotondate":

Quindi sia la struttura che il tipo di crescita sembrerebbero confermare che quello in mio possesso è Leptodictyum riparium. Ciò non cambia molto il metodo di coltivazione in quanto è un muschio che sopporta caratteristiche ambientali simili al Taxiphyllum barbieri, cambia invece la modalità di impiego in acquario in quanto lo sviluppo nettamente verticale, di cui ho effettivamente riscontro, lo rende più adatto ad uno sfondo rispetto ad una coltivazione su legno in un punto focale o in primo piano.

mercoledì 19 maggio 2010

Controllo delle alghe

In un vecchio articolo del 2009 nel suo forum, Tom Barr, pone l'accento sul fatto che i vari sistemi di fertilizzazione sono spesso proposti come metodi per combattere le alghe quando in realtà vanno intesi solamente come metodi per far crescere le piante.
Egli sottolinea come da questo equivoco di base derivino molti dei problemi incontrati dagli acquariofili e che l'unico modo per risolvere il problema è tornare alla domanda di base, ovvero "Qual'è la causa della crescita delle alghe?".

Al di là del fatto che la premessa potrebbe essere oggetto di discussione, in quanto una migliore crescita delle piante equivale quasi sempre a un ambiente sfavorevole per le alghe, alcuni dei punti affrontati sono sicuramente interessanti.

Il primo è che non c'è una risposta unica al quesito in quanto esistono moltissimi tipi e specie di alghe con esigenze specifiche per ciascuna specie.
Questo concetto è ovvio ma viene spesso dimenticato e nelle discussioni che avvengono su internet si tende a generalizzare o al limite ad individuare vagamente la tipologia di alga.

Nell'articolo si mette in luce come, in alla legge di Liebig molti ritenendo la PO4 essere la causa principale delle alghe cerchino di limitarla in modo da togliere nutrimento alle stesse.
Viene fatto notare che l'eccesso di PO4 non può essere considerato una causa primaria in quanto si possono trovare molti esempi di acquari con (relativamente) forti concentrazioni di PO4 e la completa assenza di alghe e viceversa acquari con PO4 limitata e forte presenza algale... quindi la PO4 non solo non può essere considerata causa primaria (se in eccesso) ma nemmeno fattore limitante per le alghe.
Da qui Tom Barr spiega che maggior influenza rispetto alla PO4 ha il dosaggio di CO2. In particolare evidenzia che, anche in vasche in cui la CO2 non è limitante, risulta possibile indurre un bloom algale variando improvvisamente il dosaggio della stessa.
Il fenomeno è tanto maggiore quanto più spesso si effettuano delle variazioni... e la causa alla fine è sempre la maggiore adattabilità delle alghe rispetto alle piante alle variazioni ambientali improvvise.

Questo va a coincidere con una osservazione fatta più volte nel mio acquario e confermata da una recente (ennesima) verifica. Circa tre mesi fa ho dimenticato di ricaricare le tanichette della CO2 (a lievito) e quando mi sono reso conto che l'emissione di anidride carbonica era a zero, un po' per pigrizia, un po' perchè le piante non mostravano segni di sofferenza, un po' perchè comunque doso carbonio in forma liquida ho deciso di non ricaricarle.
Nell'arco di un paio di mesi, durante i quali mancava l'aggiunta di CO2 a lievito, la situazione alghe era notevolmente migliorata. Come controprova da un paio di settimane ho fatto ripartire la CO2 e le alghe sono tornate (filamentose, staghorn, e BBA).
Non penso che la CO2 causi le alghe ma è probabile che, essendo il sistema a lievito assolutamente non regolabile, le variazioni ad esso dovute siano più nocive di quanto beneficio derivi dall'aggiunta di CO2.

Staghorn su stelo di Eleocharis

Lo stesso Tom Barr ribadisce (cercando di tradurre testualmente): "Fintanto che la CO2 è stabile e non cambia/varia troppo di settimana in settimana le piante dovrebbero continuare a crescere bene e, ridotte ma libere dalle alghe."
L'analisi estremizza poi il problema è si consiglia, in acquari low tech, senza CO2 di cambiare l'acqua con frequenza superiore al mese in quanto i cambi settimanali sarebbero causa di picchi di CO2 che favorirebbero le alghe.

Anche in questo caso le mie osservazioni coincidono in quanto, pur non arrivando a sperimentare cambi mensili o addirittura bimestrali, ho notato che i migliori risultati li ho ottenuti con due piccoli cambi settimanali piuttosto che con più massicci cambi settimanali o quindicinali. Probabilmente il mio sistema, aumentando la frequenza e riducendo la quantità, livella i picchi di variazione.

Tom, con un successivo post, ampia l'analisi ad altrii nutrienti e osserva che aumentando l'NH4 è possibile indurre un "algae bloom". La sua osservazione è che comunque tale fenomeno non genera un aumento di altri tipi di alghe e quindi è da considerarsi causa diretta solo per questo tipo di fenomeno.

Per quanto riguarda il Redfield Ratio che lega P e N nell'articolo si citano i lavori di Anderson che in merito spiega come il RR sia un parametro abusato in quanto esso è un valore medio calcolato su scale ampie di spazio, tempo, volumi e tipi di alghe e andrebbe ricondotto almeno a valori specifici per le specie osservate. ..